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Usbec, im töniglichen Schmuck, auf dem Thron, und Ans gela, gleichfalls gekrönt, neben ihm. Alles kniet um ihn her. Usbec steigt unter der Musik eines Marsches mit seis ner neuen Gemahlin herab, und heisst alle aufstehen, ausser den Großvezier, den er so anreder::

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Miniftro traditor! De' tuoi misfatti
Me ftello incolpo, che in balià lasciai
Di tal'uom, quafi un luftro, imefchinetti
Sudditi miei. Non da capriccio folo
Però fui moffo; al Cielo tutto è palefe.
Da baffo ftato ad alto grado traffe

Te'l Padre mio, nè in ciò l'accufo. Mente.
Ti diero i Numi, ed un'acuta mente
Merita innalzamento. In alto grado
De' benefici Nuani t'abufafti

E'l dono lor con tirannie, ed inganni,
Con vendette lordafti, e d'alto grado
Indegno ti rendefti. Io nè di fangue
Son fitibondo, nè'l festevol giorno
Funefto con le ftragi, nè principio

Do al regnar mio con le manaje, e i ferri.

: Al grado tuo ti fcaglio, al primo uffizio

Di beccajo t'abbaflo. Sorgi, e parti.

Muz. Signor, troppa clemenza.......... (forge furiofo)
Ah, che nai dico!

Morte più dolce mi farebbe. Io fono

Della plebe il ludibrio. Ahi, qual torinento
Reca a un'animo, avvezzo agli agi, al fafto,
Al comando, al regnar, l'amaro punto,
La caduta, ch'io foffro! Usbec, clemente
Più non ti chiamo. Più ingegnofa agnofcia

Non inventò Tiranno. Io da me ftello

Sapro troncar de' miei tormenti il corso. (entra furiofo.)

Usb

Usb. Seguafi, e la fua morte s'impedifca.
Saed, Zemrude, in questa Corte meco
Saranno fempre. Tu, Mercante, trova
Ne' mal spesi regali, e in gelofia
Delle tue violenze il tuo caftigo.
Abbia il Tintor di Muzzaffer ne' fcrigni
La fua dote promefla. Abbia la figlia
Di Muzzaffer la dote. A' poverelli
Sia dalla deftra tua, fedele Imano,
Il refto difpenfato. E tu, mia Spofa,
Perchè i Pitocchi fortunati sieno,
Chiedi, fe vuoi, di più.

Ang. No, non faranno

Mai fortunati appien, fe nei clementi
Noftri uditor non troveran mercede."

IX.

Capacelli.

Nächst den Goldonischen Stücken haben in der ges wöhnlichen Lustspielgattung, welche Gemählde des täglichen Lebens aufstellt, die Stücke des Marchese Francesco Alber. gati Capacelli den meisten Beifall erworben. Größer ist das rin das Verdienst der Ausführung, als der Erfindung; denn diese ist gemeiniglich wenig neu und sinnreich. Weißtentheils haben auch die Charaktere der Personen etwas Flaches und Alltägliches, und die Situationen wenig Anziehendes und Interessantes. Dem Dialog ist zwar eine gewisse natürliche Leichtigkeit eigen, aber keine sonderliche Stärke und Lebhafs tigkeit des Wißes, kein rascher, thätiger Fortgang. den fünf Bånden seines Nuovo Teatro Comico, die zu Benedig, 1774 ff. in gr. 8. herauskamen, find fols gende Lustspiele befindlich; Il Sofa L'Amor Finto e l'

In

Amor

Amor Vero Il Pomo

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II Saggio Amico, P. I.

e II. La Notte Le Vedove Inamorate

Pri

gionere L'Ofpite Infedêle Amor non può celarfi La Paura Clarice I Pregiudici del falfo OnoLa Calzolaja Il Sonnambolo; tie beiden leßtern aus dem Französischen übersetzt.

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In dem kleinen Stücke, il Pomo, von Einem Aufzugė veranlasst ein von einem Bedienten aus dem Fenster gewors fener unreifer Apfel, der einen mit seinem Freunde, dem Grafen Filinito, eben vorübergehenden Grafen Fulgenzio ins Auge trifft, daß diese beiden in das Haus des Astolfo gehen, um zu entdecken, wer nach ihnen geworfen hat. Da fie unten im Hause Niemand antreffen, so gehen Sie oben in den Saal, und finden daselbst die Thür des einen Zimmers verschlossen. Graf Fulgenzio, der sehr rasch und zufahrend ist, will die Thür auffprengen, und hört nun die Stimme der Beatrice, der Tochter Astolfo's, die in dies sem Zimmer eingesperrt ist: ist:d

BEATRICE di dentro, e DETTI,dubaidag

DETTİ.

Beat. Chi è il temerario, che tenta di forzar questa porta?

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Fulg. e Fil. (all'udire la voce fanno atti di grande ftupore; ma Fulg. rimane forpreso affai più.)

Fil. Che c'è da ftupirfi? Sarà una Servá, o Cameriera di Cafa: la ftella forte che avrà gettato il Pomo giù dal Balcone, e che poi per timore farà corfa a chius dersi in quella stanza. Avreste ora coraggio di inalırattare anche una Donna? Andiamo, e non facciamo 'altre fcene.

Fulg. (con qualche calma) No, amico; fenza strepito, fenza gridori, lafciate ch'io fodisfaccia almeno alla mia curiofità.

Fil. In qual maniera?

Fulg. Interrogiamo coftei, per intendere--

Fil. Eh! via, non ci trattenghiamo di più; non afpettiamo che arrivi a Cafa il Padrone, col quale fi entrerebbe fcioccamente in un impegno troppo ferio.

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Fulg. Scufatemi; ma quefta volta voglio fare a modo inio. (corre alla Porta, e l'urta moderatamente.) Beat. E quando la finite? Perchè avete l'indifcretezza di spaventare una Donna?··

Fulg. Si, si, Ipaventare una Donna! E voi, Signorina mia, perchè avete la crudeltà di cavar gli cchi agli Uomini, che non vi danno moleftia alcuna?

*

Beat. Che mi dite voi di cavar gli occhi agli Uomini? Io non v'intendo, e non vi conosco. Bensi vi dico, che partiate tofto, e che ceffiate d'inquietarmi.

Fulg. (alquanto commoffo) Oh Dio! che voce! come mai mi penetrà...

Fil. (lo prende per un braccio) Eh! andiamo vial Lasciate star quella Donna; e penfate a medicar il vostr occhio...

Fulg. Parmi di ftar meglio un pochino.

(in fretta, e tornando alla Porta)

Fil. (da fe). Non ho mai veduto un Uomo più Itravagante di questo.

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-Fulg (alla porta) Dunque negar, vorrete di non aver voi gettato un Pomo giù del Balcone, che m'ha colpito in un occhio, veq ipop

ار

Beat. Vi ripeto, che nulla io fo di Pomo; che i Balconi di quefta Camera fono chiufi, inchiodati; e che io medefima fono ferrata a chiave in questa Camera...

Fil. (come fopra), Orsù, avete intefo abbastanza. Sarà un qualche contrabbando del Padrone di Cafa, Andiamo via.

Fulg,

Falg. (tutte agitato) Afpettate, alpettate, (con traSporto) Oh Dio! che voce! che bella voce!

Fil. (contraffacendo) Oh stelle che matto! che gran bel matto!...

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Fulg. (alla porta, come fopra) E perchè mai il Padrone vi tiene con tanto rigore? why n'};

Beat. Il Padrone? dovete dire, il Padre,

Fulg. (agitato, rivolto all'amico) Il Padre! Infelice; qui fi tratta di qualche compaffionevole cafo. Mi mudIve a pietà. E msiv

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Fil. intenerito) Quafi, quafi, moverebbe me an cora; è giacchè avete incominciato, profeguite ad interrogarla: mà fpicciamoci, prima che arrivi...

Fulg. Si, si, dite bene. (torna alla porta) Signora, perdonate il mio fallo, ed anche l'indecente modo, col quale v'ho difturbata...

Beat. Non lo certamente chi fiate, ne come maž abbiate potuto introdurvi in questa Cafa. Tuttavolta fe fiete un Uomo d'onore, voglio credere che non fenza ragione avrete fatto lo ftrepito, che ho udito ancor io.

Fulg. Veramente non senza ragionevole motivo.. Ma lafciamo a parte ciò che riguarda me folo, ora che tutto m'occupa l'aspetto del vostro penoso stato; e pia ceffe pure al Cielo ch'io poteffi giovarvi... Mà ditemi, perchè rinchiufa? Perchè cosi maltratta del Padre ? perchè il crudele, il barbaro...

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Beat. Deh, cellate dall'infultarlo; e fe bramate ch'io v’ascolti, e vi risponda, non parlate male d'un Padre, che amo teneramente, e da cui fono con pari tenerezza riamata.......

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Beat. Il tenermi rinchiufa, è un errore della sua mente, non del fuo core Egli mi ama; e pretende

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